Benedetta de Falco
↳ Bari
Mi chiamo Benedetta e ho 25 anni. Le mie radici affondano tra la Calabria e la Puglia. La natura viva di queste terre hanno sensibilizzato da sempre il mio sguardo critico verso il territorio, anche nei suoi aspetti più brutali come la storia che accompagna queste regioni: funambole tra bellezza e violenza. Nel tempo, per effetto osmotico, questa poetica territoriale è diventata per me esistenziale, se non luogo privilegiato da cui guardare il reale. La mia storia biografica si è intrecciata con quella accademica e professionale nell'intento di migliorare e problematicizzare il contesto culturale, sociale ed economico in cui vivo.
Mi sono laureata alla magistrale in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello spettacolo, trattando una tesi nelle seguenti materie: geografia economica, valorizzazione urbana e filosofia estetica.
Ho imparato a guardare il territorio come spazio d’analisi di fenomeni multiformi sia come luogo progettuale, inteso come volontà di esprimere il genius loti e rispettare la sua comunità.
L’interdisciplinarietà della facoltà scelta mi ha permesso di sviluppare e completare i punti di vista teorici e non attraverso cui interpretare un locus, inteso nei suoi confini fisici, culturali, politici, e paesaggistici. Il mio progetti di tesi finale testimonia questo fervore inerente al tema.
Il mio progetto di tesi Magistrale tra Geografia economica e Filosofia Estetica si intitola“ Smart city e ghost town: scenari di un’Italia incompleta e incompresa”. Nasce da una nota biografica, prima ancora che da un topic di studio accademico. Nasce dalla mia condizione di migrante, di meridionale, di cittadina, essendo nata a Bari e avendo vissuto a Milano, ma anche paesana poiché cresciuta nel comune di Rossano Calabro. Chiedermi se fosse giusto questo moto migratorio verso la ricchezza e da dove questa provenisse, in base a quali logiche di potere si definissero gli spazi, è diventato il centro dei miei studi passati, del mio presente lavorativo,, mi auguro il mio futuro.
Nella mia tesi, nei miei articoli e nei miei lavori artistici ( assistente alla regia, drammaturgia, fondatrice di Fiuminarso)non ho potuto rinunciare a lottare per la giustizia del territorio, comunicarne intuizioni e considerazioni, sperimentando i più svariati mezzi espressivi. Credo fortemente che non esiste un solo modello a cui ambire, ma raccontare economie interstiziale, viverle, e svilupparle può aiutare ad invertire tendenze predominanti ma non per queste rispettose e giuste.
La dimensione artistica che ha accompagnato da sempre e ha affinato la mia concezione di comunità è certamente quella teatrale, senza la quale non riuscirei ad immaginare alcuna utopia. Il teatro ancora insegna relazione, spazio, ascolto. Unire il teatro e il territorio rappresenta per me un binomio traducibile in comunità e spazio che devono costantemente assecondare e trovare un giusto equilibrio.
Infine la scrittura attraversa in modo costante qualsiasi azione della mia vita.
Unirmi al laboratorio nella seziona dell'identità, rappresenta per me il proseguimento naturale dei miei studi, della mia analisi, e della mia voglia di dialogare, comprendere ed unire sinergie per immaginare nuove possibilità per le nostre comunità e per le nostre speranze. Potermi confrontare con chi come me nutre le stesse passioni e condivide esperienze nell'ambito sarebbe cruciale per capire come migliorare il mio modus operandi. Da molto tempo seguo Open Source School ma non sono mai riuscita a partecipare a nessun corso. Ora che sono ritornata al Sud sarebbe fondamentale confrontarmi su questioni pregnanti come il design della comunità
Da neo-laureata e insofferente all'iter classico da lancio curriculum a Marzo 2020 ho creato un progetto per il rilancio della Costa Jonica , a Nord della Calabria con la creazione di un Comitato, Fiuminarso ( info su pagina e articoli CheFare, Openonline) , il cui fine è riattivare i luoghi storici abbandonati e le comunità calabresi spesso isolate, il cui potenziale è dissipato dall’assenza di intermediari, di centri, di punti di rifermento culturali e sociali.
Questo progetto e il suo ampio consenso nascono da un'urgenza. non si può avvertire alcun cambiamento che non attraversi un punto di vista geografico così come si dispiega etimologicamente il termine: il disegno della terra.
Sento profondamente la responsabilità di restituire ai disegni geografici il loro significato d’origine per misurarne il presente, il suo cambiamento, ed il contingente attraverso le soggettività che lo caratterizzano: la comunità.