Come i laboratori di progettazione condivisa incidono nelle nostre vite.
Il tempo dei supereroi, della delega di potere allo Stato, dell’arte per l’arte, della produzione di valori e di un senso condiviso di appartenenza a gruppi e organizzazioni sociali esistenti,
— ha fatto CRACK —
"A domande come "di dove sei?" e "cosa fai?" oggi rispondiamo con vite precarie di varie attività svolte a cavallo di almeno un paio di città".
In questo tempo effimero di accelerazione, ansia, sfiducia, crepe, paura dilagante, abbiamo deciso di fermarci e — guardandoci negli occhi — immaginare e progettare nuovi possibili modelli di società (e di scuola).
Abbiamo deciso di commuoverci, di muoverci insieme.
Lo scenario
Ogni riferimento in questo testo a fatti accaduti è puramente reale: qualunque somiglianza con persone esistenti incontrate durante il mio viaggio nel 2019 è necessaria a tracciare le figurazioni e le sfumature di questa narrazione.
Gli scenari presentati in questo testo sono stati disegnati durante alcuni esperimenti di design sociale, durante residenze artistiche temporanee, scuole/ non scuole, luoghi del sapere con un approccio aperto alla condivisione della conoscenza.
Gli spazi raccontati sono memorie dell’attraversamento di alcuni luoghi e di persone che ho incontrato durante il mio percorso professionale: team ibridi che condividono per alcuni tratti la non linearità del metodo progettuale e che condensano i valori di una società aperta, accessibile e possibile mediante la costruzione di oggetti simbolici ed estetici.
I laboratori, la ricerca, il processo di creazione, la costruzione di oggetti memorie
I laboratori di co-progettazione e la costruzione di “oggetti memorie” permettono di mantenere vivo il dibattito contemporaneo sul valore sociale del design nei contesti di margine.
Regni del sentimento di rassegnazione e invalidità, luoghi nei quali si è incancrenita l’immaginazione e la forza come risposte necessarie a domande sociali urgenti.
In questa situazione di impasse e sul sentimento di inadeguatezza spesso condiviso, progettiamo condizioni di convivenza e ricerca in cui tutte le regole e tutte le ragioni sono valide.
Esasperando così il processo di creazione.
Cosa succede durante i laboratori di ricerca?
Durante la ricerca si sperimentano nuovi modi di abitare gli spazi: i luoghi e i tempi di condivisione si dilatano o restringono vertiginosamente — puoi condividere la ricerca o il posto a tavola con qualcuno che non sempre hai scelto — sono coinvolte nel dibattito persone molto diverse per estrazione culturale, età, paese di provenienza e background; la progettazione in differenti gruppi di lavoro “costringe” a relazioni sociali indotte.
Per queste ragioni i laboratori e le residenze sono “luoghi temporanei” che contemplano il conflitto e l’incontro con la diversità come elementi generativi di valore e crescita: teatri di incontri inverosimili tra gli indigeni, ricercatori, progettisti locali, users, portatori di sogni e istanze differenti che provano a tradurre le varietà e le disarmonie in nuove prospettive di valore sociale.
In altre parole faccio parte di un esercito di progettisti di cortocircuiti relazionali: spazi fondati sulla negoziazione del sapere attraverso la costruzione di nuovi strumenti dialogici e la creazione di rituali collettivi.
Non creiamo prodotti commerciali ma relazioni sociali, non ci lasciamo dietro risultati finali ma processi in corso.
Tutto molto bello ed effimero agli occhi dei più che mi chiedono:
ma quindi dopo cosa resta?
Restano le tracce sul campo di battaglia, nei piccoli centri abitati, nelle periferie delle città; gli echi nelle aree rurali; i varchi aperti tra gli schemi di pensiero socialmente accettati.
Le lame trafiggono e lacerano la sicurezza del progetto esecutivo e delle aspettative personali aprendo nuovi spazi all’inatteso e all’imprevisto.
Rimangono i segni che tracciamo attraversando gli altri, i segni che ci porteremo per sempre addosso:
“Noi siamo gli output”
Nuovi spazi di relazione — Lucio Fontana
È l’artista Lucio Fontana che ha mosso le prime considerazioni su un nuovo modo di concepire lo spazio. Fu conosciuto per i suoi “Tagli” e considerato il precursore dello Spazialismo partecipando dapprima alla stesura del ´Manifiesto Blanco´ (Argentina 1946) seguito dalla pubblicazione italiana ‘Primo Manifesto dello Spazialismo’ concepita con numerosi artisti.
“L’arte non deve più sottostare alle limitazioni della tela o della materia ma può allargare il suo campo, espandendosi attraverso nuove forme e tecniche espressive.”
È con Fontana che la costruzione dell’opera artistica si arricchisce in maniera compositiva di nuove variabili: il taglio rettilineo e impersonale della tela sgretola la centralità dell’artista e il carattere del singolo.
La tela trafitta lascia attraversare la luce: contempla la nascita di uno spazio nuovo, uno spazio comune all’opera, allo spettatore e all’artista: uno spazio di dialogo nel quale vivere un’esperienza totale comune a tutti.
Quali spazi?
In questo anno ho attraversato e progettato con diversi gruppi di lavoro spazi che contengono moltitudini.
Nati nel 2019, hanno in comune i tratti somatici tipici del bacino Mediterraneo.
Matera, Italy
Il contesto: è un’architettura temporanea costruita in occasione della cerimonia di apertura di Matera Capitale Europea della Cultura pensata e realizzata con il team di Open Design School — Fondazione Matera 2019.
La giornata è all'insegna della musica e delle bande: una festa di paese dalle dimensioni inedite. Duemiladiciannove musicisti provenienti da diversi paesi europei e lucani sono stati accolti dai cittadini nelle case e nei rioni di Matera e della Basilicata addobbati per l'occasione.
La sfida era quella di trasformare spazi cittadini normalmente deputati ad altro (scuole, chiese, associazioni) in “sale del convivio” dove si sarebbe consumato l’incontro tra i musicisti, gli abitanti di Matera e i cittadini temporanei.
Gli spazi fisici nei quali progettare ed organizzare il convivio sono costituiti da pareti cariche di vita: foto di gite scolastiche, scorci dei Sassi di Matera, disegni e collage fatti da bambini, immagini sacre, mappamondi, festoni di carta e piante del piano antincendio. Ci chiedevamo come avremmo potuto soddisfare la nostra tensione progettuale, il voler rendere tutto fluido, logistico, efficace mentre incontravamo un quotidiano ruvido, organico ed esigente nel quale ogni attore coinvolto nel processo di costruzione della Cerimonia di apertura, avrebbe voluto esprimere i propri desideri, proposte, progetti, idee.
Per questo progetto, abbiamo accolto con non poca reticenza la natura degli spazi deputati all’accoglienza: non si trattava di spazi da ridisegnare ma luoghi da aprire. Era necessario unire palcoscenico e platea, superare la divisione tra artisti e pubblico, la quarta parete.
Abbiamo così deciso di costruirla fisicamente e di romperla varcandola.
Il risultato è un grande portale di 4 metri per 4, posizionato all’ingresso dei diversi quartieri della Città di Matera.
Cerreto Sannita (Benevento), Italy
Siamo in provincia di Benevento, nel territorio del Sannio.
Con La Scuola Open Source, un gruppo di “pirati hacker” dotati di strumenti digitali e analogici utili ad “accelerare le progettualità in essere” all’interno del Convento Meridiano: un vecchio convento di suore che vuole diventare un centro di produzione culturale permanente.
Questa architettura effimera si chiama “Altoparlante”.
Un luogo di raccolta e restituzione delle informazioni dall’interno, uno spazio su più livelli che invita a sperimentare col corpo, arrampicarsi, parlare.
Alcova per l’ascolto, palco di suoni e di racconto, è arricchito con dispositivi tecnologici: un sistema audio che permette di mutare la propria voce per raccontare storie, cantare e sperimentare l’alterità.
Morigerati (Salerno), Italy
Siamo all’interno della residenza Transluoghi, a sud ovest del bacino Mediterraneo. Il paese si chiama Morigerati ed è costituito da poco più di 600 anime. Durante la residenza parliamo di aree rurali, di spopolamento delle aree interne, del ruolo degli operatori culturali e turistici e di altre esperienze provenienti da tutta Italia.
La challenge: migliorare e facilitare la gestione della sagra di paese “Museo in festa” attraverso un laboratorio di coprogettazione tra i progettisti di Antropokitchen, Cozinha Nomade, la piattaforma Recollocal e gli abitanti di Morigerati. Tema della residenza 2019: IBRIDI.
L’obiettivo dell’intervento era “rendere la sagra più bella”, desiderio più volte espresso dalla signora Pina, un’ abitante di Morigerati. E la "richiesta di bellezza" suonava come un messaggio di aiuto. Abbiamo trascorso ore a pensare a quale potesse essere il nostro ruolo all’interno di quelle piccole comunità e a tutte le sensazioni che, nonostante la ricerca e i tentativi di immedesimazione, non avremmo mai potuto comprendere.
Rivitalizzare l’estetica della sagra di paese significava per gli abitanti di Morigerati, non solo ri-affascinare la comunità alla celebrazione di rituali collettivi ma riaffermare alcuni tratti della propria identità cercando di combattere la paura atavica di scomparire in quanto luoghi destinati all'estinzione.
Abbiamo incontrato, intervistato, cucinato e raccolto l’umanità e la dedizione della “comunità del backstage della festa di paese” traducendo questo incontro in un video racconto e costruendo piccole scatole luminose.
Come il vento
Ho usato travi e pannelli di legno come gli antichi greci usavano il vento.
Non riuscendo a descrivere le anime in quanto materie ineffabili e in continuo movimento, essi indicavano l’anima ricorrendo all’idea del vento la cui presenza è provata dagli effetti che provoca.
Anima da Anemos — Vento
Questi spazi sono le metafore visive delle persone incontrate lungo il mio percorso.
Anime forti come i venti del Sud, in grado di spostare le masse da una costa all'altra ed orientare le decisioni:
con la tramontana il Mar Adriatico della costa nord tenderà ad essere notevolmente mosso e le onde spingeranno verso la riva (...)
“A sud di Otranto cambiano tutte le regole
Tramontana — Adriatico
Scirocco — Ionio"
Alcune di queste anime sono come le api.
Vivono per quello che fanno costituendosi in organismi collaborativi ed orizzontali; connettono comunità di persone con amore e passione.
"Il loro scopo di vita è far incontrare, far innamorare e riprodurre due fiori che sono lontani. 2, 10, 100, 1000 fiori. Danno vita alla vita".
Altre sono coloro che illuminano l'oblio delle paure attraverso la conoscenza.
"Ogni paura ha una propria dignità”.
Insieme, abbiamo cominciato a costruire un modello verosimile del mondo in cui vorremmo vivere.
Che vuole riappropriarsi di spazi laici e di potere
Che vuole rispondere alla normalizzazione della violenza dominante con “l’impressione di segni”, con l'insegnamento
Che vuole combattere le paure con la conoscenza condivisa
Che vuole compiere uno sforzo di immaginazione collettiva sul futuro prossimo da costruire.
Altre sono quelle che con lame affilate aprono dei varchi e fanno entrare la luce:
“Questo è il tempo più bello in cui potevamo essere perché è il tempo della trasformazione nostra e del mondo. è un privilegio essere qui, ora”.
(Grazie Daniele, Pina, Niso, La Rossa, Luca, Silvia, Alessandro)