La prima giornata di laboratorio è alle spalle, quindi, largo al report!
Lentamente, durante la mattinata, gli ultimi partecipanti sono arrivati a destinazione, sani e salvi, qui a Cerreto Sannita.
Alleluia!
Nel frattempo iniziava la prima plenaria, in cui tutti assieme abbiamo inquadrato cosa c'è da fare e accolto l’incoraggiamento, da parte di Guido Lavorga, ad essere “traditori della comunità” - un riferimento ad Alexander Langer e al concetto di "traditori della compattezza etnica”.
Poi, largo al CAOS.
Un esempio di meme vivente
Sguardi, incontri, conversazioni e scambio.
La sensazione è quella di essere davanti a un preludio, sull'orizzonte degli eventi.
Qualcosa sta per succedere, anzi sta già succedendo, ma non sappiamo cosa "genererà". C'è qualcosa di "magico", in senso profondo, nel rituale di costruzione collettiva, l'enfasi che scaturisce dall'incertezza.
La mattinata è quindi trascorsa tra presentazioni di partecipanti e docenti, e primi confronti sull'oggetto dei laboratori, il Convento Meridiano.
A Cerreto devono aver notato l'arrivo della ciurma di XYZ...
Nel pomeriggio, dopo pranzo, i tre laboratori hanno svolto un'intensa sessione di brainstorming, durata più di un paio d'ore, durante la quale è stata realizzata una mappa mentale che ci guiderà nei prossimi giorni: sono stati così fissati su dei post-it (ah benedetti post-it!) attori e interlocutori, domande e suggestioni, obiettivi.
Questa sessione di brainstorming partiva da una domanda:
"come possiamo creare un’offerta formativa innovativa per le comunità?"
La domanda è stata quindi inizialmente scomposta in:
1) "creare"…? Siamo sicuri della scelta del verbo? L'idea di "creatività" è un'idea pericolosa, forse è più saggio adottare il punto di vista di Umberto Eco nel saggio "Creatività combinatoria" e cercare un'altra parola;
2) "offerta formativa"…? in che senso? siamo sicuri della parola "offerta"? Essa presuppone che ci sia qualcuno che "offre" e qualcuno che "riceve", ovvero assenza di una reciprocità nella relazione;
3) "innovativa"? Su questa parola è stata posta una moratoria: alla parola innovativo la comunità qui raccoltasi ha preferito la parola "trasformativo" per due ragioni: innovativo solitamente è il viatico per sostituire un sistema chiuso con un altro sistema chiuso, raccontandoci che si tratta di un "miglioramento". Il nuovo per il nuovo, senza novità. Trasformativo invece significa che cambia lo stato delle cose, è riferibile anche a qualcosa che già esiste, ma si trasforma o trasforma qualcos'altro, pone l'enfasi sulla possibilità che tutti abbiamo di cambiare un po', nel nostro piccolo, le cose;
4) "per" chi lo facciamo? non sarebbe meglio (e meno paternalistico) "con" chi lo facciamo?
Spunti ripresi al bar di fronte
A questo punto, il dibattito è esploso e la mappa si è articolata, arricchendosi di obiettivi, suggestioni, domande e stakeholder.
Tutto questo mentre, nel giardino del convento, una morbida brezza che profumava di montagna ci rinfrescava dall'arsura estiva. Brezza che in serata si è trasformata quasi in bufera, in analogia con la sensazione di grande eccitazione che pervadeva il gruppo.
Non c'è che dire, un grande inizio.
SOS
Tra le suggestioni più interessanti emerse: la chimera come essere combinatorio che si presta bene a rappresentare la condizione in cui vivono oggi i giovani, la religiosità che non è religione, lo spirito, la magia, il caos, ma anche la sostituzione della parola "valori" alla parola "valore".
Si è discusso molto della percezione negativa delle parolae "ritornare" e "riportare" riferite ai giovani e ai territori: abbiamo convenuto che forse ha più senso parlare di "portare" i giovani nel territorio, aprendo anche a chi non è del posto, facendone un luogo di passaggio che cresce e si arricchisce di valori (non solo di valore) grazie a questo movimento dinamico.
Un esempio di chimera contemporanea