L a S c u o l a O p e n S o u r c e
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Giovanni Lussu — Designer della comunicazione e Docente @ …
Giovanni Lussu
Designer della comunicazione e Docente / …
Grafico, nato nel 1944, ha insegnato all’Isia di Roma e di Urbino, al Politecnico di Milano, alla Sapienza di Roma, al Politecnico di Bari, all’Università di Bologna e all’Università di Sassari. Dirige dal 1996 la collana “Scritture” di Stampa Alternativa. Ha pubblicato La lettera uccide (1999), Libri quotidiani (2003), Tebe dalle sette porte (2013) e Altri fiumi, altri laghi, altre campagne (2014).
Quali sono le convenzioni grafiche che danno forma alla comunicazione visiva?
È sempre necessario che il linguaggio verbale sia la pietra di paragone in base alla quale verificare la “fedeltà” di qualunque trasposizione visiva? E se non è così, come articolare la significazione di un testo visivo non-trascrittivo? E come tradurre le informazioni nel passaggio da un codice all’altro?
La coerenza interna di questi testi visivi autorizza a porsi una domanda ancora più fondamentale: quale è il loro grado di fruibilità autonoma (vale a dire indipendentemente dal testo letterario che ne è stato il pretesto), non solo estetica, ma conoscitiva nei sensi più generali?
E ancora, guardando in avanti, alle prospettive della comunicazione: è plausibile l’esistenza di testi visivi che possano assicurare una fruibilità piena, provvista di tutto il complesso bagaglio portato dai supporti e dai linguaggi tradizionali?
I vincoli della progettazione lasciano intatta una possibilità di manovra tra la dimensione temporale, processuale, e quella spaziale, statica: entrambe assumono una dinamicità imposta dalla sintassi oggettuale del supporto (la sequenza di almeno sedici pagine), ma varia il ritmo in cui la sequenza viene organizzata. La storia di queste “transcodifiche” da testi letterari comincia in un laboratorio tenuto nel Corso di laurea in disegno industriale del Politecnico di Milano (1993-94); ce n’è qualche cenno nel suo La lettera uccide. I libretti veri e propri iniziano invece nel medesimo Politecnico (1995-96) in un laboratorio tenuto insieme a Giovanni Anceschi e Manuela Rattin, del quale era stato ospite Marcello Baraghini con i suoi Millelire di Stampa Alternativa: gli studenti erano divisi in circa 45 gruppi, e ogni libretto doveva essere consegnato in 44 copie (per gli altri gruppi, in modo che ciascuno avesse la propria biblioteca completa), più 5 per la docenza. Il giorno dell’esame, quindi, ci si era ritrovati con una pericolante catasta di circa 2200 libretti. Libretti, negli anni seguenti, ne sono stati poi fatti molti altri, con gli stessi vincoli tecnici ma sui temi più diversi: rappresentazione di poesie e canzoni, visualizzazione di percorsi, dimostrazione visiva di teoremi geometrici ecc.
Ai partecipanti sarà inviato un testo (che sarà poi oggetto della rappresentazione durante il workshop) e del materiale introduttivo. Gli studenti, nello scegliere il codice notazionale, identificano di volta in volta quale livello del contenuto e/o dell’espressione del testo fonte riproporre nel testo visivo di arrivo, ricordandoci in tal modo che una fenomenologia della traduzione deve tener conto anche di aspetti non immediatamente pertinenti della sostanza formata, aspetti che potrebbero essere definiti extralinguistici, ma che non sono mai extrasemiotici o extranotazionali.
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